Una festa della Liberazione diversa nella forma e nel significato, a difesa dei diritti umani, violati dalla pandemia. di Roberto Mattei Erano più di mille le persone presenti ieri a “Liberiamo Napoli”, evento tenutosi nella città partenopea, in piazza del Gesù Nuovo e che ha visto la partecipazione di medici, magistrati, avvocati, artisti, associazioni e liberi cittadini, accorsi anche da altre parti d'Italia. Un incontro sereno e gioioso organizzato per la difesa dei diritti umani e costituzionalmente garantiti, ma anche un modo per condividere idee comuni e tornare a socializzare ascoltando musica e dibattiti all'aria aperta dopo la triste esperienza delle chiusure “forzate” in casa. Diversi i relatori, tra i quali: il magistrato Angelo Giorgianni, i dottori Mariano Amici, Pasquale Mario Bacco e Pasquale Aiese, il farmacologo Domenico Biscardi, l'economista Giovanni Tolino, la cantante e cantautrice napoletana Monica Pinto, il biologo nutrizionista Giovanni Moscarella, Gabriele Pinto fondatore del gruppo Facebook “Buffonate di Stato”, Ugo Fosco del comitato di protesta “Napoli non si piega”. “Una non pandemia, dove i malati non sono malati e lo strumento diagnostico mente!”. Bastano queste poche parole di Gabriele Pinto per riassumere gli argomenti trattati nel corso della manifestazione. Un modo per far capire alle persone come dietro a questa emergenza sanitaria si nasconda qualcosa di molto più grande di un virus che se ne va in giro a contagiare le persone in strada, al mare e in montagna: dagli oscuri affari politici di un nuovo modello di comunismo sanitario globale, agli interessi economici delle grandi finanziarie internazionali passando per la sottomissione globale della popolazione, ormai ridotta a una mandria di bestiame, controllata a vista e senza neanche più la possibilità di esprimere il proprio dissenso su strani trattamenti sanitari ed altre assurde regole illiberali e antidemocratiche. Presente anche un nutrito gruppo di sostenitori e simpatizzanti di Liberazione Italia, tra cui il presidente Giuseppe Pino, il coordinatore regionale Giuseppe Bonetti e l'avvocato Beniamino Esposito. Esemplare l'intervento del presidente di Liberazione Italia che, oltre a denunciare l'immobilismo dello Stato dinanzi alla corruzione dilagante, ha ricordato, tra gli applausi scroscianti dei presenti, due grandi uomini di Stato che lui stesso ha avuto l'onore di servire: Falcone e Borsellino. Liberazione Italia, l'organizzazione politica a tutela dei diritti fondamentali, si rinnova e accende i riflettori su Difesa & Legalità, una nuova branca costituita da ex appartenenti alle Forze Armate e Forze di Polizia nonché dai famigliari del personale in servizio.
Lo scopo è quello di riunire tutti i tecnici e professionisti di tali settori, per la sicurezza interna dell'organizzazione, agevolare e rafforzare, all'esterno, le relazioni e comunicazioni con le istituzioni, ma anche promuovere ed esaltare l'ideale della Patria, la gloria e le tradizioni delle Forze Armate Il personale di Difesa è Legalità, avrà i seguenti compiti: 1) difesa dell'organizzazione nel corso delle manifestazioni locali e nazionali, con segnalazione alle forze dell'ordine di eventuali "azioni di disturbo" condotte da terzi; 2) attività di monitoraggio interna (rispetto dei regolamenti, moderazione sui social, sicurezza informatica, reperimento informazioni, ecc.); 3) attività di coordinamento con altre associazioni e gruppi internazionali operanti nel medesimo settore (al momento polizia spagnola e tedesca); 4) studio e redazione proposte di legge a favore del personale precario e discontinuo (es. riservisti e vigili del fuoco volontari) del comparto difesa e dell'interno. 5) dialogo con le istituzioni, associazioni sindacali e di categoria. Per aderire a Difesa & legalità sarà necessario procedere al tesseramento con Liberazione Italia. In via del tutto eccezionale, dal 19 aprile al 19 maggio, per iscriversi all'organizzazione sarà sufficiente una piccola donazione a partire da 2 euro. PROCEDURA PER IL TESSERAMENTO (solo FF.AA. e FF.OO.) 1) Portarsi sul sito web: liberazioneitalia.weebly.com. 2) Selezionare "salta su" per accedere alla home page. 3) Portarsi a fondo pagina nello spazio riservato alle donazioni. 4) Digitare l'importo da versare (minimo 2 euro) e seguire le istruzioni a video. 5) Eseguito il pagamento, nello spazio "best link", stessa pagina, scaricare la "Scheda anagrafica di adesione D&L". 6) Compilate la scheda, firmatela e inviatela via mail a: [email protected] 7) Nel giro di alcuni giorni riceverete la tessera di sostenitore, in formato digitale, sul vostro indirizzo di posta elettronica. Con l'avvicinarsi della Pasqua, l'Italia di appresta a diventare nuovamente zona rossa per effetto del decreto legge n. 30 del 13 marzo 2021, con regole sempre più stringenti sulle libertà fondamentali, con caratteristiche simili a quelle di un regime totalitario. Per chi non ne fosse a conoscenza, infatti, questo decreto aveva già introdotto dallo scorso 15 marzo la scomparsa della zona gialla e deliberato un meccanismo ancora più rigoroso per l'immissione in zona rossa, ponendo a 250 casi positivi ogni 100 mila abitanti per settimana, il limite accettabile oltre il quale scatterebbe in automatico la limitazione massima. La situazione è resa ancora più complessa e insopportabile dalle ordinanze locali di Regioni e Comuni, che vanno a sovrapporsi a quelle governative, creando un marasma generale: negozi, bar e ristoranti sbarrati; cittadini agli “arresti domiciliari”, con limitata libertà di movimento e costretti a giustificare un eventuale spostamento con vergognose autocertificazioni che ricordano la vecchia repubblica democratica tedesca; marcate e reiterate repressioni degli assembramenti da parte delle forze dell'ordine; impossibilità di fruire della proprietà privata al di fuori della propria regione; divieto di uscita dalle mura domestiche nelle ore serali. Alle restrizioni imposte dalle istituzioni si aggiungono le numerose limitazioni del pensiero critico, con blocchi reiterati a pagine e canali social di privati e società giornalistiche e la persecuzione di tutti quei medici, professori universitari e ricercatori con idee troppo distanti da quelle ufficialmente accettate e che, illuminati dalla ragione, mostrano perplessità sulla sicurezza dei vaccini e dubbi sull'adeguatezza dei protocolli anti-Covid di Stato. Uomini, anche loro al servizio della scienza, considerati pericolosi dai poteri forti, per questo derisi, umiliati, ridicolizzati, isolati dal resto della comunità scientifica ed etichettati con lo spregevole termine di “negazionista”. E chi pensava che la comunità scientifica avesse ormai raggiunto la maturità intellettuale per sostenere la ricerca pura della verità e fossero finiti i tempi oscuri in cui le menti brillanti venivano messe a tacere dall'inquisizione, dovrà ora ricredersi. Emblematico quanto avvenuto martedì 30 marzo, nel corso della trasmissione televisiva Porta a Porta condotta da Bruno Vespa, nei confronti del dottor Mariano Amici; il noto conduttore di Rai uno prima aggredisce il medico per la sua posizione contro il vaccino anti-Covid - augurandogli tra l'altro la radiazione dall'albo dei medici - poi arriva a togliergli la parola, silenziando il microfono e impedendogli per questo di difendersi ed esprimere la propria opinione. Un fatto che ricorda molto da vicino quanto già accaduto mesi addietro al dottor Giuseppe De Donno, titolare del reparto di pneumologia dell'ospedale Carlo Poma di Mantova, che vide Vespa interrompere bruscamente il suo ospite per lanciare una pausa pubblicitaria, senza più restituirgli la parola nel corso della puntata. E' chiaro ed evidente che queste drastiche misure risultano altamente lesive dei diritti fondamentali, comprimendo, di fatto, la libertà personale, la libertà di pensiero, di circolazione, di iniziativa economica e di associazione. L'inibizione di tali diritti, inseriti negli articoli 16, 17, 18, 21 27 e 41 della Costituzione, risulta irrispettosa del principio di proporzionalità, prendendo in esame esclusivamente i criteri di prevenzione, precauzione e adeguatezza su cui il diritto alla salute si fonda, creando per questo uno “sbilanciamento” con gli altri interessi costituzionalmente protetti. La carta Costituzionale, infatti, in tema di diritti e doveri dei cittadini ne stabilisce anche i limiti, operando il perfetto equilibrio tra le libertà fondamentali. La gravità delle azioni intraprese dal governo, dalle Regioni e dai Comuni nonché delle ipotesi fatte da scienziati, medici, e politici nei salotti televisivi e sui giornali, sta nel fatto che tutte le misure coercitive proposte, pianificate e intraprese nei confronti dei cittadini non si basano su certezze assolute perché la ricerca medica non è annoverata tra le cosiddette “scienze esatte”, come per esempio la matematica e la fisica, in quanto attività complessa, non riconducibile a un procedimento normalizzato su base matematica e dotata di un'ambiguità che si estrinseca tra una base scientifica rigorosa e una pluralità di variabili soggettive! In poche parole possiamo definire la medicina una tecnica dotata di un proprio sapere conoscitivo e valutativo, che differisce dagli altri saperi perché il suo oggetto di studio, in realtà, è un soggetto, ed è l'uomo. Al contrario di quanto si possa pensare, non è possibile raggiungere la certezza di una diagnosi e al tempo stesso non possiamo aspettarci che una cura risolva completamente e senza complicazioni un problema di salute. Nessun test diagnostico è perfetto e nessun trattamento è parimenti efficace in tutti i pazienti, perché nonostante il crescente numero di esami diagnostici disponibili e di terapie, non potremo mai raggiungere la certezza di ciò che accade nel nostro organismo, né sapere a priori se un trattamento sarà effettivamente risolutivo per quella singola persona! Eppure, a più di un anno dall'inizio dell'emergenza sanitaria, la politica continua a promulgare provvedimenti caratterizzati da uno squilibrio tra probabilità dei rischi, gravità dei danni temuti e grado di incisività di tali misure sulle libertà fondamentali, suscitando nell'opinione pubblica ragionevoli dubbi circa la legittimità degli stessi. In sintesi, non si può “arrestare” un popolo sulla base di riscontri scientifici incerti e dall'esito imprevedibile, perché se da un lato ogni azione coercitiva viene giustificata in nome della salvaguardia della salute pubblica, dall'altro viene meno il diritto alla vita nella sua accezione più ampia, cioè come presupposto per la realizzazione di tutti gli altri diritti umani, siano essi civili, economici, politici, sociali e culturali. A rinforzare questa tesi ci viene incontro anche l'articolo 16 della Costituzione, il quale sostiene la libertà del cittadino a poter circolare e soggiornare liberamente in tutto il territorio della Repubblica, salvo le limitazioni imposte dalla legge per motivi di sanità e sicurezza. A livello nazionale la disposizione va integrata con l'articolo 120 della Costituzione che vieta alle Regioni di adottare provvedimenti che possano ostacolare questa libertà. Tenendo a mente quanto già accaduto durante il regime fascista, con norme restrittive sempre più rigorose, persecuzioni politiche e censure da parte del governo di allora, i “padri costituenti” si sono preoccupati di tutelare la libertà di circolazione considerandola parte integrante della libertà personale (articolo 13 della Costituzione), cercando di preservare i cittadini dalla possibilità che tale libertà venisse limitata per motivi politici o altri stratagemmi. A tal fine, per concretizzare le limitazioni di cui all'articolo 16, devono essere inderogabilmente soddisfatti i seguenti principi:
Le ultime sentenze dei tribunali di tutta Italia dimostrano la fondatezza di quanto enunciato in questo articolo, sostenendo, tra l'altro, l'illegittimità dei DPCM in materia di limitazione della libertà personale e incalzando che neanche un atto normativo avente forza di legge - qual è il decreto legge - o addirittura una legge, potrebbe prevedere nel nostro ordinamento l'obbligo di permanenza domiciliare disposto nei confronti di una pluralità indeterminata di cittadini (sentenza n° 54 del tribunale di Reggio Emilia, in data 27 gennaio 2021). |
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